“Observed through Desire”. Il terzo capitolo Valextra celebra il Re fra i dolci delle Feste: il Panettone

Il terzo capitolo delle Festività Valextra esplora la contemporaneità e il fascino delle tradizioni, che di anno in anno sprigionano emozioni sempre nuove. Protagonista, il panettone e la sapiente arte della panificazione di Davide Longoni.

Il Panettone è l’emblema delle feste italiane, a tavola: Milano è il suo luogo di origine e la passione per la tradizione che vive il presente è il suo punto forza, espresso in qualità, lavorazione artigianale ed esplorazione di gusti in una forma senza tempo.


La peculiarità del panificio Longoni non è una ricetta segreta, è vivere in una tradizione coltivata nel tempo e condivisa, che ogni giorno si rinnova e vive i desideri del presente. Maestro d’arte e di Mestiere, abbiamo intervistato Davide Longoni, per assaporare ancora di più il clima autentico delle Feste, celebrando Milano e le sue autenticità.

 

Valextra: Ciao Davide, è un piacere conoscerti. Il tuo panificio è uno tra i fiori all’occhiello di Milano, per cui sei stato nominato Maestro d’arte e di mestiere. Ci racconti com'è nata questa passione per il lavoro che fai?

 

Davide Longoni: Come tante realtà artigianali italiane l’esperienza mi è stata tramandata dalla famiglia: sono figlio e nipote di panificatori. La passione però non è arrivata subito. Inizialmente, ho studiato lettere moderne, finendo per lavorare in un’agenzia foto-giornalistica. Ciò che facevo era stimolante, ma nonostante avessi raggiunto la mia meta, ho scoperto di non sentirmi appagato e libero nell’esprimermi a tutto tondo. Fare il pane mi permette di realizzare questa mia esigenza, in un modo molto personale. Sono quindi tornato all’attività di famiglia, decidendo di lavorare con totale rispetto e cura delle tradizioni, ma con l’idea di renderlo un mestiere sempre più vivo e contemporaneo. 


V: Siamo entrati nel periodo delle Feste e il panettone ne rappresenta il dolce per eccellenza: Qual è il suo segreto, che lo rende così attuale e richiesto di anno in anno?

 

DL: Penso che sia la sua contemporaneità. L’artigianalità opera e vive nel momento preciso in cui sta realizzando qualcosa, attraverso scelte precise, che vanno dalla accurata selezione delle materie prime a eventuali collaboratori, fino alla consegna del prodotto al pubblico. Tutti gli artigiani hanno in comune questa ricerca e se la qualità è l’ingrediente principale, il lavoro si traduce in gratificazioni, riconoscimenti e successo. Questo, per me, è essere attuali ed è anche il successo che ha portato il panettone ad essere così famoso.

 

V: Quindi gli ingredienti di successo sono artigianalità, filiera produttiva e passione per la propria attività. Quanto è importante per te che questo approccio venga poi celebrato e preservato nel tempo?

 

DL: È fondamentale: è sulla filiera che i valori di conoscenza, sostenibilità e futuro continuano a contare. Siamo tutti chiamati a fare delle scelte precise e responsabili, ma soprattutto di coscienza di cosa si sta facendo, per costruire giorno dopo giorno il domani. Nel nostro caso, tuteliamo e sosteniamo la riscoperta delle rotazioni biologiche e sostenibili. Siamo una dimensione agricola, quindi puntiamo sulle filiere, scegliendo mugnai che macinino a pietra e sviluppino la tradizione attraverso l’utilizzo della Pasta Madre.


V: A proposito di Pasta Madre, sappiamo che il tuo Lievito Madre è per te qualcosa di molto speciale e lo coltivi con dedizione ogni giorno. Che valore e significato ha, per te, il portare avanti nel tempo e nel presente questa antica e viva sapienza?

 

DL: Il Lievito Madre garantisce una personale unicità: è un antico metodo naturale di lievitazione, che ho scelto, e riportato all’attenzione del vivere e mangiare sano odierno. Molti lo raccontano come il “lievito del nonno”, ma a me piace raccontarlo come un ingrediente che ogni giorno si rinnova: va alimentato con farina e acqua quotidianamente e per questo continua a vivere, attraverso la cura costante dell’artigiano, che deve conoscerne l’equilibrio e interpretarne le esigenze. È una sfida difficile, che di conseguenza rivela una soddisfazione enorme e forma un legame particolare. E poi è diverso, ogni giorno, per questo è appassionante. Sono felice oggi di aver contribuito e coinvolto molti bravi panificatori a sceglierlo come modalità di lievitazione.

V: E quanto ritieni sia importante l’unicità?

 

DL: L’unicità è sinonimo di qualità e distinzione. La nostra scelta è di preservarla, non facendo grandi distribuzioni, ma attraverso un solo laboratorio da cui escono i prodotti. Anche i punti vendita si propongono di esprimere questa autenticità locale. Abbiamo scelto di non utilizzare un packaging con logo, presente solo nei nastri adesivi di chiusura, per rispecchiare un prodotto che ha l’aspirazione di rimanere se stesso.

 

V: Tornando al panettone, Milano è la sua città. Quale pensi sia il legame, oggi, fra questo dolce iconico e il suo luogo di origine, che lo fa rimanere se stesso nel tempo? 

 

DL: Il panettone nasce come un prodotto artigianale milanese nelle botteghe, ma diventa iconico solo dal dopoguerra. È stata l’industrializzazione ad averlo portato alla fama che ha oggi, e per questo il panettone nella nostra attività di famiglia non si faceva: lo si vedeva come un prodotto ormai appartenente alla grande distribuzione, inavvicinabile. Oggi invece facciamo il “Pane delle Feste” di nuovo con un approccio artigianale e sostenibile anche in termini di quantità, proponendolo al pubblico in tiratura limitata. Ci teniamo a realizzare un prodotto di qualità artigianale milanese, con una ricerca doviziosa di materie prime e un’attenzione contemporanea consapevole, come ad esempio facciamo per i canditi: l’arancia viene da agrumeti calabri confiscati alla Malavita e percorre un processo di filiera della frutta candita totalmente italiano, fino ad arrivare a noi. 

 

V: Non perderemo occasione di assaggiarlo! Per concludere, un omaggio alla nostra città, quale aspetto ti affascina di Milano?

 

DL: È una città in cui tante persone si mettono in gioco e ha un senso di misura che mi affascina. E poi è una città che sa godersi la vita e apprezzare il valore che si cela dietro a una passione, dando spazio all’espressività.